La borgata di Ferrere

Una borgata tutta da scoprire

Ferrere è una graziosa frazione del comune di Argentera situata a 1900m di quota in un ampio e soleggiato vallone a pochi chilometri da Bersezio: un tempo abitata stabilmente, oggi vi risiedono d’estate numerose famiglie in villeggiatura presso seconde case.

Questa borgata è un ottimo esempio di architettura alpina: le case sono costruite con un’estrema povertà di materiali, eppure molto funzionali. L’agglomerato presenta una rigorosa struttura basata sulla tipologia di casa a gradino nella combinazione a file con esposizione nord-sud. Un tempo le coperture erano in paglia o in scandole di legno, oggi sostituite in lamiera.

Due sono le ipotesi per il toponimo: una è legata alla presenza di minerali ferrosi; l’altra si rifà al latino “ferus“, feroce, ovvero luogo impervio.

Alcune sue abitazioni, che conservano ancora i tetti tipici di legno, sorgono intorno alla Parrocchia di San Giacomo dove è conservata la statua del patrono, eretta tra il 1906 e il 1909 al posto di una precedente chiesetta documentata già nel Seicento, a oggi crollata. Dell’antica cappella/ricovero resta il suggestivo campanile in pietra del 1827 – 28, posto accanto al cimitero.

All’interno di una di queste caratteristiche abitazioni – costituita da cucina, camera e “soulìer” (un ampio locale con soppalco in legno) – è allestita la Mizoun del Countrabandìer che, attraverso l’esposizione di oggetti e utensili, vuole raccontare la pratica del contrabbando, attività praticata dagli abitanti dell’Alta Valle per integrare le scarse entrate nel corso dell’inverno.

La principale merce di contrabbando era il bestiame: mentre bovini e muli arrivavano dalla Francia per essere commercializzati in Italia, la Valle Stura è stata fin dall’antichità una valle dedita alla pastorizia ovina grazie alla presenza della razza autoctona Sambucana. Gli scambi consistevano nell’acquisto di pecore (soprattutto maschi di circa un anno), che i contrabbandieri francesi avrebbero rivenduto in autunno al mercato di Barcellonette a contadini che li avrebbero allevati per inviarli, in età adulta, ai mercati di Parigi.

Quest’attività fuorilegge portava giovani uomini a raggiungere la Francia affrontando pericolosi percorsi in alta quota per vendere e barattare cibo ma soprattutto sale, tabacchi, pelli, col rischio di incappare nei controlli della guardia frontaliera.